Grandi chirurghi grandi tagli...
Questa affermazione è stata per quasi un secolo una delle regole dello sviluppo della chirurgia, sottolineando come l'ampiezza del campo operatorio potesse consentire al chirurgo una migliore esposizione dell'organo malato e quindi una procedura più rapida ed accurata.
Negli ultimi decenni questo concetto è stato sovvertito dall'introduzione dell'endoscopia in quasi tutte le branche chirurgiche ed è subito apparso evidente come la diminuzione dell'invasività dell'approccio chirurgico non limitasse l'accuratezza della procedura, ma consentisse al paziente un recupero fisico più rapido, diminuendo l'incidenza di complicanze.
In cardiochirurgia questo processo si è manifestato più lentamente sia per la complessità degli interventi sia per la necessità di utilizzare la circolazione extracorporea. L'apertura completa del torace (sternotomia) consente infatti di avere accesso simultaneamente a tutte le strutture cardiache, di dominarne eventuali emorragie e di eseguire agevolmente (sotto il controllo diretto della vista e con strumenti chirurgici tradizionali) il trattamento della patologia cardiaca più indicato.
Da alcuni anni è in atto in cardiochirurgia un processo di modernizzazione degli interventi orientato verso la miniinvasività, che garantisca risultati sovrapponibili alle tecniche tradizionali diminuendo le complicanze legate all'invasività dell'approccio (sanguinamento, dolore, inestetismi, complicanze a distanza nella guarigione della componente ossea del torace).
Dal 1997 il Dr Alberto Repossini si è dedicato, in collaborazione con alcuni chirurghi europei e statunitensi, allo sviluppo e al perfezionamento delle tecniche mininvasive applicate alla cardiochirurgia ed oggi esegue routinariamente tutti gli interventi cardiochirurgici applicando il criterio della più bassa invasività possibile. Ogni paziente viene considerato come un caso particolare tenendo conto dell'età,delle sue condizioni generali, dei suoi rischi potenziali e del suo stile di vita proponendo l'intervento più idoneo.
Le tecniche mininvasive consentono di diminuire il sanguinamento peri- e postoperatorio, rendendo molto poco frequente il ricorso a trasfusioni di sangue e emoderivati. Il vantaggio di non ricorrere a trasfusioni è notevole in tutti i pazienti e di fondamentale importanza per alcuni (Testimoni di Geova).
La riduzione dell'invasività chirurgica si ottiene anche con la stretta collaborazione con cardiologi interventisti e l'impiego di tecniche combinate o ibride (chirurgiche e interventistiche) che consentono di risolvere il problema cardiologico del paziente diminuendo drasticamente i rischi e le possibilità di complicanze rispetto all'intervento cardiochirurgico tradizionale.